Recensioni a Minima Principia


 

Riporto qui di seguito una recensione su Minima Principia apparsa nel trimestrale di editoria e cultura "Terza pagina" (numero 22-23, maggio-giugno 2010) pubblicato da Sovera.
L'analisi è firmata da Salvatore Merra, direttore editoriale della casa editrice succitata, medico chirurgo e psichiatra.

Riccardo Carnielli esordisce con questo romanzo edito recentemente da Sovera. Fin dall'inizio il lettore rimane non meno frastornato del protagonista, Charlie Waters, che viene ripreso mentre è alla ricerca di punti di riferimento, per uscire dallo stato di totale buio mentale. Come un neonato che deve costruire gradualmente e faticosamente il proprio io, attingendo ai dati percettivi del mondo circostante. Un romanzo assolutamente originale. La scena iniziale si svolge in un aeroporto, il luogo forse più transitato e, per questo, più anonimo. La vicenda si svolge in modo lineare, nonostante la complessità della tessitura psicologica del protagonista. Pian piano Charlie Waters riesce a ricostruire la propria identità, grazie soprattutto all'aiuto delle persone con cui ha avuto relazioni. Scopre così di essere un architetto famoso e di essere atteso per l'inaugurazione ufficiale del suo capolavoro.
Il lettore si trova di fronte un personaggio segnato da gravi turbe psichiche con comportamenti alterati, se non esplicitamente trasgressivi. Charlie Waters trasforma il proprio corpo, modellandolo come fosse una struttura architettonica, a volte aggiungendo, a volte sottraendo. Passa da fasi di feroce bulimia ad altre in cui si assottiglia con l'anoressia. L'inizio del romanzo lo vede presumibilmente al termine di un periodo di anoressia che lo porta in una condizione di buio mentale e di deprivazione fisica simile alla morte. Nel corso della storia si alterneranno queste fasi di aumento ponderale e di perdita progressiva. Il protagonista non si limita ad agire psicopaticamente su se stesso, ma sottopone allo stesso trattamento le persone più significative, partners e gli stessi genitori. Fino a giungere all'estremo del cannibalismo.
Non è scopo del recensore raccontare la vicenda, facendo così un cattivo servizio al lettore, cui si lascia la suspense di una storia dai risvolti spesso shoccanti. In compenso, Riccardo Carnielli trascina il lettore dall'inizio alla fine, anche grazie a uno stile di esemplare semplicità e limpidezza, per quanto non privo di finezze. Non c'è caduta di interesse o attenzione nell'altalena in cui Charlie Waters passa dalla destrutturazione totale fisica e mentale alla progressiva ricostruzione dell'io e al ritrovamento della propria identità, per ripiombare di nuovo nell'annullamento di se stesso. Affascina la descrizione minuziosa dei luoghi e delle persone che richiama l'attitudine di architetto del protagonista. Anche lo sviluppo della follia progressiva, con pause di relativa sanità, attanaglia il lettore. Uno dei pochi episodi in cui manifesta una relazione abbastanza normale è l'incontro erotico con l'amico Lavern Coy.
Come si intuisce è un libro che si presta a molte interpretazioni, al di là del godimento della lettura. Una prima chiave di analisi è il rapporto fortemente disturbato con le figure affettive, a cominciare dai genitori. Per un classico meccanismo transferale tale rapporto patologico si riproduce con lo psicoterapeuta. Va detto che né gli affetti, né la terapia sottraggono il protagonista e chi gli sta attorno a una sorte distruttiva.
L'arte, o se si preferisce la pulsione creativa, in alcune fasi costituisce un valido ancoraggio per Charlie Waters. Ciò pone al lettore il perenne quesito del rapporto tra la follia e l'arte. È un pregiudizio comune che creatività e follia si sovrappongano. Nella realtà, il momento di più acuta dissociazione mentale non consente alcuna forma di scambio e di comunicazione, meno che mai di creazione artistica. E' nelle fasi di uscita dalla malattia che il soggetto recupera le proprie facoltà creative, attingendo all'esperienza della propria sofferenza. Riccardo Carnielli ci fa intuire tutto questo attraverso la travagliata biografia di Charlie Waters, essendo interessato più ad affascinare il lettore. Costui, come chi scrive, inevitabilmente si chiede quali elementi autobiografici possano esservi in una storia tanto atipica e originale. E' un quesito assolutamente irrilevante, come lo stesso autore ha avuto modo di precisare nelle presentazioni del proprio libro. Quello che accade è che una storia ti germina e via via si sviluppa in una più o meno lunga gestazione. Lo stesso Carnielli una volta precisò scherzando, che aveva impiegato almeno otto mesi per completare tale gestazione, prima di arrivare al parto della propria creatura. Un tempo abbastanza nella norma.
Dopo che tale creatura viene alla luce, all'inizio necessita dell'accudimento e della continua protezione dell'autore-genitore. Con il tempo è essa che trascina l'autore verso sviluppi spesso impensabili. Fino a quando l'opera è adulta e può essere proposta al pubblico. Si è voluto, in modo un po' immaginifico e approssimativo, rendere il processo con cui si crea un'opera. Questa è l'esperienza che ben conosce qualunque scrittore . Al lettore il piacere di apprezzare il prodotto finale, conservando una traccia non effimera di tale godimento dello spirito.

Prof. Salvatore Merra


 

Minima Principia recensito da 'Zona'


 

Minima Principia recensito su anobii...